La storia della pubblicità

La Connessione Culturale dedicata alla storia della pubblicità sarà un’occasione per affrontare un argomento molto interessante, di forte attualità e di grande impatto sulla società contemporanea.

Si tratta di un tema ampio e complesso, che coinvolge molti aspetti sociologici, semiotici e culturali. La pubblicità, infatti, è stata ed è tuttora uno strumento influente nella società moderna, dato che ha avuto e ha il potere di plasmare le opinioni, i desideri e i comportamenti delle persone. Sviluppatasi soprattutto con la Rivoluzione Industriale, grazie alla carta stampata e alla necessità di vendere prodotti e merci in grande quantità, la pubblicità ha avuto poi un crescendo sempre più intenso nel corso del ‘900, soprattutto con la radio e più tardi con la televisione, grazie alla quale si è registrato un boom senza precedenti.

Questo potente mezzo è stato fondamentale nella nascita della società dei consumi, ovvero nella creazione di una civiltà basata sull’acquisto di beni materiali superflui molto spesso dovuto a bisogni indotti dalla pubblicità o da fenomeni di imitazione sociale diffusi tra ampi strati della popolazione.

In Italia questo fenomeno si verificò durante gli anni ’60, tanto che Pasolini, acuto e lucido intellettuale, attento alle trasformazioni sociali, già nel decennio successivo, espresse forti critiche nei confronti del consumismo dilagante e della pubblicità, considerata una forma di manipolazione culturale e sociale, che alienava le persone e promuoveva una visione superficiale e materialistica della vita.

La pubblicità, infatti, riflette e perpetua gli ideali e i valori della società in cui è prodotta. Ciò permette quindi di comprendere meglio i modelli di comportamento sociali, le relazioni di potere e le dinamiche di genere. Di contro è anche vero che la pubblicità è stata veicolo di messaggi provocatori che hanno sfidato gli stereotipi e le convenzioni sociali, basti pensare ad Oliviero Toscani e alle sue campagne pubblicitarie, a partire dal 1982 con l’inizio della collaborazione con l’azienda Benetton. La novità era proprio quella di trattare problematiche sociali come l’uguaglianza razziale, la mafia, la lotta all’omofobia, il contrasto al diffondersi dell’Aids, la ricerca della pace, l’abolizione della pena di morte, inserendole nelle pagine della pubblicità di moda: il marchio diventa così il pretesto per promuovere campagne di sensibilizzazione sociale.

Dunque la pubblicità può essere irriverente, dissacrante, far riflettere, e allo stesso tempo, promuovere un brand di moda? Scopriremo questo e tanto altro con la Connessione Culturale dedicata alla pubblicità, che sarà un argomento coinvolgente, capace di sorprendere e stupire